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martedì 22 ottobre 2019

Verdurock















Il microfono del centro commerciale aveva annunciato che i negozi stavano chiudendo. Le due ragazze alla cassa compilavano i moduli ripetendo ad alta voce. Una era impacciata, l'altra era arrogante.
La musica si abbassò di colpo e le luci si spensero.
Io ero chiusa nel camerino, incastrata in un vestito nero di due taglie più piccole della mia. Spostai la tenda e mi accorsi che la spia dell'allarme puntava dritto a me, così riabbassai velocemente. Cercai il cellulare in borsa. Si era spento, era scarico già dal pomeriggio! Mi sedetti sullo sgabello e mi guardai allo specchio in attesa di un'idea. La più semplice era quella di uscire e di far suonare l'allarme, ma immaginai di fronte a me due poliziotti che tentavano di sfilarmi il vestito e che mi obbligavano a salire su di una bilancia per rendermi consapevole del mio peso! 
Rimasi in silenzio e la visione sparì. La luce di emergenza era fioca, lo spogliatoio era piccolo e lo specchio pieno di ditate. Quell'arrogante della commessa avrebbe potuto pulirlo!
Guardai l'orologio, avevo fame erano le ore ventidue. Frugai nella borsa e trovai delle caramelle alla menta, dei cioccolatini e un pacchetto di patatine. Nella mia borsa c'era sempre qualcosa da mangiare. Sarei stata prigioniera fino alle ventidue del giorno dopo: dodici ore di prigionia con un vestito nero addosso! 

Appoggiata alla parete della cabina chiusi gli occhi, sentii una musica che arrivava da lontano, assomigliava ad una musica da balera.
Percorsi un sentiero alberato, camminando sull'erba bagnata, ed ecco mi apparve una band che suonava.
Sul palco un cartellone "La Verdurock". Vidi carote che battevano colpi sulla batteria, ravanelli che rimbalzavano sul pianoforte, lunghe melanzane che danzavano abbracciate ad esili zucchine e alcuni finocchi con capelli rosa che cantavano con voce sottile!
Mi avvicinai, volevo sedermi tra i primi posti ma era tutto pieno.
I bomboloni al cioccolato avevano invaso il pubblico con striscioni di protesta "No alla Verdurock".
Mentre le verdure agili saltavano e cantavano, i bomboloni sbadigliavano appesantiti dalla crema al cioccolato. In un angolo un hamburger tentava di farsi notare, improvvisando un salto acrobatico.
"Scusi si può spostare?" Disse un asparago rivolgendosi a me.
"Mi sta chiudendo il passaggio, devo andare in scena!
Ma cosa sei un ammasso di liquirizia o una balena di cioccolato fondente?"
Chiese ridendo. Fu in quel momento che mi svegliai. Con forza mi sfilai il vestito, la cerniera cedette e le cuciture si allentarono.

Alcuni mesi dopo scesi dalla bilancia e la dietologa mi guardò soddisfatta. La ragazza arrogante del negozio era stata licenziata, il nuovo commesso, elegante nei modi, mi allungò un tubino taglia 44, lo indossai e uscii dal camerino per farmi ammirare, danzando al centro del negozio. Sorrisi ripensando a quel sogno. Quando mi avvicinai alla cassa per pagare, il giovane mi guardò ed io lo guardai. Un attimo lungo, poi mi porse il bancomat e lo scontrino. Lo strinsi in mano e quando lo aprii, vidi che tra il bancomat e lo scontrino c'era un bigliettino piegato, con su scritto
"Sei proprio una bella patata!"

Non era poi così elegante il ragazzotto!











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