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giovedì 17 ottobre 2019

Flidais





“madonna” (30x40cm watercolour on paper)


Lui si sistemò di fianco a lei, i loro corpi a quel punto si toccarono, attraverso la spalla e il braccio. Si girò e lo guardò con occhi persi, persi come lei in quella notte di pioggia.

"Ascolta...
Era una tiepida mattina di primavera. Un soldato etrusco camminava irrequieto sulle sponde di un fiume, si era allontanato dall'accampamento perché voleva stare da solo. Lo scrosciare dell'acqua e il canto degli uccelli davano un po' di pace al suo cuore e, in attesa della battaglia, portavano via la paura. Improvvisamente udì un fruscio e per istinto si nascose dietro ad un cespuglio, immobile. Sentì dei passi leggeri avvicinarsi, si sporse piano. Quella che vide fu una creatura meravigliosa, la più bella che avesse mai visto nella sua vita. Doveva appartenere alla tribù vicina, pensò incapace di ritrarsi. Lei non lo vide e si fermò a guardare il fiume dandogli le spalle, poi con un movimento delicato si sfilò i pochi vestiti che coprivano il suo corpo e rimase nuda. Aveva le gambe toniche e capelli biondi lunghi e fluenti che le scendevano lungo la schiena. Lo sguardo del soldato la seguì, lei piano accarezzò l'acqua con il palmo delle mani, poi si immerse fondendosi con essa e con i primi raggi del sole. Il soldato continuò ad osservare senza fiato e senza parole quella creatura che si era materializzata davanti ai suoi occhi, come fosse una dea. Finalmente lei si girò e i loro sguardi si incrociarono. Lui titubante si avvicinò alla sponda del fiume, lei nuotò lentamente verso la riva. Sarebbe fuggita veloce, come sempre davanti ad un pericolo. Non scappò, rimase in quello sguardo dove le sembrò che la sua anima fosse già stata. Lei era una celtica, non poteva assecondare quelle sensazioni, eppure quanto stava bene immersa in quegli occhi. Lei uscì dall'acqua e si chinò a raccogliere il vestito, lo indossò e fece per avvicinarsi a lui, quando sentì un dolore forte al piede nudo.
"Ti ha morsa quel serpente!" Urlò il soldato.
"Dobbiamo estrarre il veleno, potresti morire!" Si chinò, le strinse il piede tra le mani e succhiò il veleno dalla ferita.
"Mi aiuti?!" Si sorprese lei. " Eppure dovremmo essere nemici naturali io e te."
"Vuoi combattermi?" Le chiese il soldato. Lei esitò e fece per andare.
"Aspetta...vorrei vederti ancora." La supplicò.
"No! Il tuo esercito attaccherà il mio villaggio tra pochi giorni." Rispose lei. Poi, senza far riemergere i suoi occhi da quelli del soldato, si portò le mani dietro al collo, slacciò una collana e gliela porse.
"Vorrei che lo tenessi tu, e se qualcuno ti chiederà spiegazioni..."
"La terrà nascosto!" La interruppe lui. "Sotto la camicia, sul mio petto". Stringendo con una mano il ciondolo che la finiva.
"Ma ti prego, domani torna."
Lei si voltò e velocemente scomparve tra il verde della collina. Lui rimase a guardare verso il bosco, riusciva a sentire la sensazione di lei anche senza vederla.

La ragazza celtica, sapeva che sarebbe stato pericoloso, ma come avrebbe potuto pensare di non andare... una forza nuova e misteriosa la spingeva, sembrava che niente contasse di più.
I passi leggeri nella penombra di quel mattino, quando il sole ancora non faceva il suo ingresso, la condussero. Attraversò il bosco, senza paura. Il vestito si impiglio più volte, ma lei correva, senza curandosi di strapparlo. Puntava dritta al fiume, senza voltarsi. Risalì la collina, scivolò più volte, cadde a terra e sentì la rugiada bagnarle le gambe. Quando fu in cima bastò lasciarsi andare in quella discesa, aprì la braccia e corse verso il fiume. Gli sembrò di volare, perdendo il contatto con il suolo. Era lì il suo soldato, appoggiato al pioppo che dominava quella sponda del fiume. Avvertì i suoi passi e lo spostamento dell'aria e di scatto alzò la testa. Senza respiro lui la guardò. Lei lo guardò senza respirare. Poi tutto intorno si fermò. Due universi uno di fronte all'altro, e loro due pronti a varcare quel confine. Rimasero in silenzio, mentre gli occhi permisero loro di spaziare uno dentro il mondo dell'altro. Avrebbero potuto stare in quello stallo magico per giorni, ma i corpi, anch'essi, si cercarono. Il soldato si avvicinò, poggiò le labbra su quelle della ragazza, fu un bacio interminabile. Le sue braccia forti la stringevano i corpi furono tutt'uno con la loro anima. Una sensazione che nessuno dei due aveva mai provato prima. Il tappeto verde li accolse nudi, nel silenzio di quell'incanto che assomigliava al paradiso.
Le loro anime si fusero in un orgasmo spirituale che li portò in luoghi sconosciuti dove la realtà non esisteva.
E così tutte le mattine si allontanava, i suoi passi appena fuori dal villaggio diventavano più veloci. Nessuna paura la bloccava, quando andava verso il suo soldato non temeva nulla. Era come se tutto fosse al di sotto di quello che provava. Cosa provava? Non era facile da chiamare con un nome, qualcosa che non aveva mai provato prima. Da un istinto irrefrenabile ad una passione tenera, da un'intesa che attraversava gli sguardi ad un legame che univa due spiriti. La sensazione che fosse legata al suo respiro anche quando non erano vicini e poi l'assenza di paura. L'assenza di paura era lo stato d'animo che la portava a pensare che quello fosse l' AMORE VERO.

Un giorno la ragazza, mentre andava dal suo soldato, sentì un rumore, si voltò, ma non vide nessuno. Si fermò un attimo e un lieve venticello portò via il timore che qualcuno la stesse seguendo.Quando fu tra le braccia del suo soldato fu presto mattina.

Il sole fu l'unico testimone.

Non arrivarono con cavalli e scudi, né con corazze di metallo. Solo due lame luccicarono, lunghe e affilate, su di esse vi erano raffigurati due falchi che per la ferocia incutevano terrore.
Non ebbero il tempo di aver paura.
Le spade li colsero in un abbraccio. Sarebbe bastata una sola lama per trafiggere i loro corpi, tanto stretti da sembrare un corpo solo.
Senza parole, senza grida, si trovarono al di là della sponda del fiume, del loro fiume. Due corpi acerbi giacevano sull'erba fresca in un giorno appena nato. Un ciondolo rimasto impigliato ad un piccolo arbusto dondolava lentamente. I corpi, cadendo, si erano staccati, ma la mano di lui stringeva la mano di lei in una morsa che neppure la morte era riuscita a staccare.






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