TUTTE LE MIE POESIE

domenica 29 settembre 2019

L'altra metà del mare


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Riesco ad immaginare il mare
attraverso i tuoi occhi scuri
Veglio la riva e provo con te a nuotare
Supplico la luna che si rifletta
sulle onde tese
avvolta dalle nuvole anche lei si sente sola
Piange con te il cielo sulle acque
color rubino
Sanguina il mio sguardo
dentro i tuoi occhi grandi
che vedono senza guardare
l'altra metà del mare

mercoledì 25 settembre 2019

La rosa illegale

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Ho comprato una rosa illegale
profumava e pungeva uguale
Tra le mani di un giovane uomo
dalla pelle colore del suolo
Nel mare di un vaso è vissuta sicura
È morta una sera la rosa
Secco il bocciolo ha perso i colori
sdraiato in un libro
di belle parole       

domenica 22 settembre 2019

Pioggia

Risultati immagini per dipinto pioggia

Dorme la notte
nello spazio incolmabile della stanza

Si posa il silenzio
sui fiori ricamati della tenda

Un pugno d'acqua in faccia al giorno
e si svela l'alba

Un temporale veglia dietro ai palazzi
Un uomo vende rose di colore

Pioggia di vita in arrivo

sabato 21 settembre 2019

Sole

               
~ Roza Goneva ~
Nel nulla apparente di occhi
che osservano 
un giorno che nasce

C'è un posto
dove danzano le anime sole

e il vagare si ferma
nella forza del sole

giovedì 12 settembre 2019

Una rotonda sul mare



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Passa un’auto, passa un camion, passa un’altra auto e un altro camion, passano dieci auto, passano dieci camion, passano cento auto, passano cento camion, passano mille auto e mille camion. Passano mille bici. No! Le biciclette che passano sono meno.
Si corregge il mio dirimpettaio semaforo! È un po’ esaltato, il tipo.
Sui balconi, quelli al terzo piano, la vita è ariosa, io vivo quassù, non scendo mai, non so fare le scale e non arrivo al pulsante dell’ascensore. Vivo alla stessa altezza dei semafori, del vento e dei fili della luce. La luce del sole è spesso appannata dalle polveri sottili, color fumo di Londra. Vivo con San Pedro, un cactus verdognolo e taciturno, io invece: chiacchiero e sono dello stesso colore del mare. Je suis: Gelsomina.

– Passano gli autobus e le moto, a volte passa il circo, e le giostre, caricate su rimorchi trainati da camion. Il circo passa d’inverno, le giostre d’estate, a volte accade il contrario. Passano a volte astri legati a nastri, volano alla mia altezza, poi proseguono velocemente. Oggi non ne è passato nessuno, vero Gelsomina?
No! Confermo oggi non ne ho visti passare. Una volta un astro legato al nastro si è impigliato al cactus della signora che vive nell’appartamento del mio balcone.
Il cactus, la signora lo tiene sul balcone. Anche io vivo sul balcone. San Pedro mi fa ombra, quando il sole picchia forte. Il sole al cactus piace. La signora non ci dà mai, mai da bere. E meno male che i cactus vivono senza acqua anche per anni. Io invece spesso mi affloscio! Fortuna che ogni tanto piove! Vero Pedro? Non risponde! Ha un carattere spinoso.

– Passano i giorni, e io sono appeso, qui, all’incrocio tra due stradoni. Due stradoni molto trafficati. Sono una lanterna semaforica. (Si dà delle arie: è un semaforo, un semplice semaforo) Passano gli anni, passa il tempo e passano le stagioni. Le stagioni sono fredde e calde, altre tiepide, ma il vento c’è in tutte le stagioni. Il vento mi scuote, mi dondola, mi sfinisce a volte, quando è impetuoso. Spesso è testardo quando soffia sempre nella medesima direzione, altre volte è burlone e gira su se stesso. Viviamo alla stessa altezza dei palazzi e delle cime degli alberi. Lui va e viene, a volte si abbassa, altre si alza, io non mi muovo, io non vado, io sto! Vanno gli altri, quelli che passano sotto di me: a volte si arrestano, altre non mi considerano. Quelli che non mi considerano, sono puniti, sì puniti. Io li tengo tutti sotto controllo, li manovro con i miei colori. I miei colori: gli unici ad avere tale potere. Il vento, invece, non ha colori propri: dice di essere bianco di giorno e nero di notte!
– Sì, sono bianco! Bianco come il giorno, come la neve, come il latte, come il gesso, come la purezza. Ma sono anche nero: nero come la notte, come il carbone, come la pece, come l’inchiostro, nero come il mistero. Io sono bianco di giorno e nero di notte! – afferma il vento.
– Bianco o nero? Bianco di giorno e nero di notte? – Chiese infastidito il semaforo.
– Sì! Io sono di tutti i colori, tranne che di quel grigiore che ti annebbia. – Rispose il vento.
Il semaforo fece finta di non sentirlo...
E di sera? Di che colore sei, vento, di sera? – Continuò.
– Di sera sono rosso, come il tramonto, come le labbra dopo un bacio appassionato, come le ciliege, come le fragole, come la passione.
– Che ne sai tu della passione vento? – Continua il semaforo.
– Il tuo colore di sera, vento, quello che rubi al tramonto, io lo posseggo ed è capace di arrestare le macchine, i camion e le bici. Tutti si fermano al cospetto del mio colore (quasi tutti). Gli amanti si baciano, i solitari danno boccate alla sigaretta, i bambini si sporgono dal finestrino, quando io sono rosso e... gli amanti continuano a baciarsi sotto il mio sguardo sanguigno. Poi l’auto di dietro dà un colpo di clacson e i due amanti si staccano da quel bacio da me concesso. Ho la potenza di scandire il tempo con i miei colori. Io i colori li posseggo. – Continua il semaforo.
– I miei amanti di sera si abbracciano, senza tempo, si abbracciano per ore. – Replica il vento.
– A lei scompiglio i capelli e lui glieli sposta dolcemente dal viso, poi cerca i suoi baci. I baci del colore e del rosso che io sono di sera. Io sono il colore.
– Tu non sei e non possiedi nessun colore, vento. Tu prendi in prestito i colori dalla terra e dal cielo, dal mare, dai prati, dal giorno e dalla notte. È la natura che ti cede i suoi colori.
Tu sei trasparente come l’aria, come l’acqua, come il vetro... Sei un ladro, vento!
– E tu, semaforo, sei un presuntuoso, falso e arrogante! Sei un vecchio portatore di segnali e luminosità artificiale, il tuo vero colore è il grigio del fumo che le mille auto e i mille camion rilasciano nell’aria, attraverso mille accelerazioni a motore accesso.
Infuriato il vento si allontanò soffiando forte, tanto che il semaforo iniziò a dondolare.
Quanto litigano ’sti due! È bianco è nero è rosso è verde... ma come sono fertili i colori italiani! Per fortuna che io sono dello stesso colore del mare.
Anche se a furia di respirare il fumo dei mezzi fermi al semaforo, diventerò grigia come un topo, e a te Pedro ti cadranno le spine e diventerai un cactus pelato! Pedro dai, su, rispondi, dimmi qualcosa.
– Il vento oggi non è venuto a trovarmi, sarà andato in collina: è afoso oggi in città.
Le auto, i camion hanno i finestrini abbassati, e le nuvole sono pesanti di pioggia, nel cielo.

Verso sera, l’aria diventò più fresca. Il vento si stava riavvicinando alla città. Arrivò soffiando piano:
– Io sono verde, verde come i pascoli, come le chiome degli alberi, come lo smeraldo, come la speranza.
– In collina divento venticello, asciugo i panni stesi e faccio volare in alto le piume delle galline spennate. – Disse il vento girando intorno al semaforo. Era tornato con la voglia di sfidare la vecchia lanterna semaforica!
In quel preciso istante scattò il verde!
– Et voilà! – Disse il semaforo.
– Ecco il mio verde!
Verde come te, vecchio San Pedro!
Stasera è più spinoso che mai, il mio amico, non mi rivolge la parola. Gli ho chiesto se ha sete, ma nulla, non risponde. Mi affaccio e guardo la città. Il semaforo lampeggia, il vento è assente, qualche macchina rallenta sotto l’intermittenza del colore arancio, e io farfuglio da sola, tanto Pedro non parla.
Verso mezzogiorno del giorno dopo, un lieve scirocco si alzò nell’aria. Il sole con i suoi raggi infuocati arroventava le carcasse dei veicoli sui due stradoni. Le nuvole erano ancora pesanti di pioggia, nel cielo.
– Sono giallo: come il sole, come il tuorlo di un uovo, come l’oro, come l’energia del buon umore, come il narciso.
– Eccolo è arrivato! – Urlò il semaforo.
– Altro che buon umore, vento Narciso, come quel vanitoso fiore.
– Il mio giallo invece... – Ma il semaforo non ebbe il tempo di rispondere. Fu una barca, fu l’albero di una barca a vela, che viaggiava sopra un camion, nell’attesa di navigare sulle acque limpide del mare. Ma di acqua ci fu solo la pioggia.
tuono, due tuoni, mille tuoni, e la pioggia cadde torrenziale, tanto che la barca, sbilenca sul camion, tentò di scendere, ammirando l’acqua che saliva, saliva dall’asfalto dei due stradoni. Lasciò che lo scafo si bagnasse in quel mare di acqua artificiale (lo desiderava dalla partenza, da più di seicento chilometri).
Il vento era impazzito! Alzava le grida e il brusio dei passeggeri all’altezza dei palazzi.
Un’ambulanza con la sirena accesa si sentiva in lontananza, poi sempre più vicino, ancora più vicino. C’era stato un morto! L’auto era fracassata, il semaforo aveva fracassato la capotta e si era infilato nel sedile posteriore. Un passeggero inatteso si era staccato dall’asta di metallo. Una signora sanguinava dalla fronte, altre signore si portavano le mani alla testa.
Pedro, guarda che strage! Il semaforo è caduto, la signora l’hanno caricata sull’ambulanza, il traffico è bloccato, sembrano tanti relitti in mare, queste carcasse colorate, e le luci dell’ambulanza e la barca rovesciata.
Il vento soffia con rabbia, e cambia colore ogni istante, diventa del colore della sirena, del sangue, della tempesta, delle foglie strappate, del cielo nero, della pioggia, dei lampi. Sembra una furia!
Mi sento sballottare, Pedro, aiuto... Pedro sei caduto? 
– Pedrooo.
– Gelsominaaa.

Poi la discesa libera, e l’atterraggio tra le auto, tra la gente, ai piedi della barca, e nell’acqua piovana, scese prima Pedro, poi Gelsomina.
Il vento era riuscito a far volare un cactus e un gelsomino, che in assenza di ali erano finiti a terra.
Per l’ultimo saluto, tutti insieme gli astri legati alle cordelle si alzarono in volo, lasciarono il venditore con il naso all’insù, le mani in tasca e, gonfi di elio, sparirono liberi nel cielo.
Pedro morì. Il semaforo morì.
– E il vento? – Il vento soffia una brezza marina.

I due stradoni furono chiusi, il traffico fu deviato sulla strada parallela. I lavori durarono alcuni mesi, poi nacque lei: una rotonda piena di fiori azzurri.
Dello stesso colore del mare.